Questa frase, inusuale nel gergo politico e drammatico nella sua sostanza, è stata pronunciata dal presidente dell’Ucraina in un discorso, forse l’ultimo, pronunciato alla nazione e all’Europa.
Il presidente è un uomo di spettacolo e si è reso conto che le immagini che circolano ormai ogni istante sulla devastazione di un paese ad opera del più crudele dei dittatori sembrano l’opera di un regista di genere bravo ad usare gli effetti speciali.
Invece quella che vediamo è solamente la realtà di un genocidio perpetrato da un uomo sanguinario malato di potere che, come ho scritto in un altro articolo odia l’occidente raffinato.
Mentre a Putin Trump appariva come un burino americano arricchito, e pertanto simpaticamente sopportabile, Biden è un uomo elegante, con il fazzoletto a tre punte nel taschino, misurato e molto molto occidentale, che considera i russi, e Putin in particolare, un essere rozzo e unicamente muscolare.
D’altra parte in questi anni il presidente russo non ha fatto molto per elevarsi, nessun gesto culturale, nessun tentativo di accreditarsi, ma al contrario ha preferito l’immagine di un rissoso karateca, o quella a torso nudo lungo un fiume, o peggio ancora di una folla plaudente al suo passaggio.
Il rancore si è sommato giorno per giorno nella sua anima ed alla fine è esploso nell’unica modalità che gli è congeniale, la rissa con i carri armati di fianco: il barbaro che è in lui ha prevalso sulla ragione, trascinando la Russia in un drammatico isolamento cui solo le bombe atomiche possono rimediare.
Ma quello che vediamo non è un film, non è finzione, la gente muore davvero sotto le cannonate domandandosi perché qualcuno sta distruggendo le loro case, i loro tribunali, i loro ospedali, le loro scuole.
L’Europa guarda attonita e reagisce cercando di evitare la terza guerra mondiale: eravamo abituati al grande schermo con i colpi sparati a salve e ci ritroviamo proiettati in un passato vergognoso e devastante che non avremmo più voluto rivivere e che invece ci accompagnerà per i prossimi anni prendendo il posto del Covid di matrice cinese.
Non sarà un film nemmeno la crisi sociale ed economica che ci aspetta, con le materie prime al massimo, milioni di poveri disgraziati sfuggiti alla morte, banche sconvolte dai disequilibri, in ogni caso una depressione sociale.
Dovremo ringraziare chi ha prodotto questo panorama e memorizzare il suo viso.
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