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PELLIZZA PITTORE DA VOLPEDO

Il docu-film racconta la vita tormentata del pittore divisionista Giuseppe Pellizza (1868-1907), celebre per il suo Quarto Stato – esposto al pubblico per la prima volta alla Quadriennale di Torino nel 1902 e conservato oggi presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano – e per la sua capacità di indagare l’animo e la società umana. Esplorando i luoghi in cui visse e la sua sensibilità artistica con la guida di Bentivoglio come “coscienza narrante”, PELLIZZA PITTORE DA VOLPEDO svela le emozioni dell’artista e la sua visione della realtà attraverso un raffinato uso di inquadrature ispirate ai colori delle sue opere. La tragica fine di Pellizza, che si tolse la vita nel 1907 sopraffatto dal dolore per la perdita della moglie, è parte di questo racconto e rende ancora più profondo il legame emotivo dello spettatore con la sua arte.

Francesco Fei – già regista nel 2016 di “Segantini, ritorno alla natura” – ha scelto un’interiorità narrativa che si riflette in ogni immagine, condividendo la particolare sensibilità dell’artista per i sentimenti umani che si trasforma in opere in cui la forza evocatrice della natura partecipa all’emozione. Il film si apre nello studio di Pellizza a Volpedo, rimasto identico a come l’ha lasciato l’artista. È qui che Bentivoglio accoglie lo spettatore leggendo le toccanti lettere del pittore che rivivono attraverso la sua voce, ma anche attraverso la fotografia, arte così preziosa per lo stesso Pellizza: Fei ha infatti privilegiato tonalità che rimandano alle opere dell’artista piemontese e tagli di inquadratura che appaiono quasi quadri viventi.

Grazie alla collaborazione con Aurora Scotti, la più importante critica e studiosa dell’arte di Pellizza, e con l’Associazione Pellizza da Volpedo, nata per la valorizzazione del patrimonio culturale legato alla figura e all’opera del pittore e custode della maggior parte dei documenti e delle immagini relative alla sua vita, il documentario si pone l’obiettivo di essere un racconto approfondito e storicamente rilevante nell’ambito delle biografie d’artista. Allo stesso tempo il lavoro del regista evita la pura e semplice elencazione di opere e dati per coinvolgere il pubblico in un viaggio nella sua esperienza di uomo e artista. La “coscienza narrante” che prende voce nell’interpretazione di Bentivoglio fa di Pellizza un nostro contemporaneo grazie alla modernità del suo pensiero e della sua concezione della pittura, che si materializza nella sperimentazione del divisionismo al quale arriva per gradi, spinto da un desiderio interiore, oltre che artistico.

La perfezione dei ritratti e dei particolari che hanno caratterizzato la sua prima produzione diventa in queste opere un intreccio di punti e colori che sfocano l’immagine, fino a quasi a nasconderla. Solo allontanando il proprio punto di osservazione, il disegno che Pelizza mette sulla tela diventa perfettamente visibile. Il desiderio che l’artista sembra trasmettere al pubblico è un invito alla ricerca della “verità”, che è sempre stata presente nelle sue opere come documentazione storica e partecipazione emotiva alla vita delle persone che rappresentava, sia nella sua fase divisionista sia nell’afflato simbolista che caratterizza l’ultimo periodo della sua produzione.

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La Redazione

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