Poveri ma ricchissimi

Metti un pomeriggio festivo che uno esce per il nuovo Woody Allen e, sala piena, si ritrova obtorto collo a vedere un film ascrivibile all’italico sottogenere del cinepanettone, dall’ammiccante titolo Poveri ma ricchissimi, naturalmente destinato alla sala più grande, quella del grande pubblico. Pubblico eterogeneo – una bella percentuale vede un solo film all’anno a Natale, e sceglie il peggiore – di ragazzi, coppie disorientate, famiglie e ignari bambini equipaggiati con pop corn, patatine e Coca Cola, poveri innocenti già schiavi del sistema di cibo spazzatura e cinema monnezzaro, neanche una remora per il fastidioso rumore dei cartocci, mentre i colpevoli genitori parlano durante il film come se fossero al bar dello Sport…

Il cinepanettone a là Boldi/De Sica, creatura delaurentisiana che ha il suo archetipo in Vacanze di Natale anni 90, è ormai istituzione, compresa la rottamazione Filmauro nel 2011 e la separazione dei due attori che ha determinato sottofiloni e vari epigoni, tra cui il cinecastagnaccio (!!!). Emblematico tra i tanti un titolo acchiappatutto del 2015: Vacanze ai Caraibi – il film di natale, dove nel teaser De Sica & co. vengono partoriti da un panettone gigante… anche il 2018 ci propina un triplete: oltre a Poveri ma ricchissimi c’è il Boldi di Natale da chef (la cucina modaiola in tv non poteva non partorire mostri) targato Medusa e l’antologico (!) Super vacanze di Natale, verifica incerta allestita a costo zero da De Laurentiis, più concentrato sul Napoli possibile campione d’Italia e a qualche acquisto al mercato di gennaio.

Ci si predispone senza puzza sotto il naso, vedemose ‘sto fenomeno sociologgico e magari dopo ne usciamo pure ridenti, ma la bruttezza del film batte ogni buona intenzione. Una storia scopiazzata, anzi “liberamente ispirata” al film francese Les tuche, rimaneggiata da un nutrito gruppo di sceneggiatori con i vizi italici, riferimenti alla cronaca politica, dialoghi deprimenti (ma attenzione: belli ripuliti da parolacce per acchiappare più grande pubblico) basati su malintesi linguistici, rinuncia totale allo slapstick e attori completamente inefficaci, tranne solo la brava Lucia Ocone, nota in tv per Camera Cafè e qualche giocata da fuoriclasse di De Sica e della Mazzamauro. Basti pensare al nutrito gruppo di ottimi comici sottoutilizzati (Paolo Rossi, Pablo e Pedro, Giobbe Covatta, Dario Cassini) o allo stesso Enrico Brignano, mattatore in teatro ma qui quasi triste, incapace di strappare una risata e penalizzato da battute imbarazzanti. Viene in mente la faccia mogia e stupefatta del regista Renè Ferretti / Francesco Pannofino, unico non ridente che assiste al suo cinepanettone Natale con la casta mentre gli altri si sbellicano dalle risate in Boris, il film (2011). La realtà di Poveri ma ricchissimi è invece che il film è (sigh!) campione di incassi, nonostante in sala non abbiano riso neppure i bambini.

Gaetano Gentile