Hell Fest

REGIA: Gregory Plotkin

ATTORI: Amy Forsyth, Bex Taylor-Klaus, Reign Edwards, Christian James, Roby Attal, Matt Mercurio

Halloween, la festa per eccellenze dei giovani e meno giovani americani.

Quale occasione migliore che festeggiarla all’Hell Fest, pieno di labirinti, attori mascherati da far paura e giostre per divertirsi??!!

Il gruppo di amici capitanato da Natalie (Amy Forsysth) e Broke (Reign Edwards), non perdono occasione per tuffarsi nella festa e assaporare adrenalina e paura insieme ad altre migliaia di persone per festeggiare  il famoso rito di “scherzetto o dolcetto” in versione teen-ager.

Il programma è completo, dal classico assassino psicopatico alla sorveglianza che latita mentre lo stesso ammazza senza che nessuno se ne accorga.

Gemiti, corse e sangue, sono un classico del genere che si ripetono per quasi tutto il film, forse un po’ troppo.

Gli appassionati saranno appagati, per gli altri un’altra occasione per rimembrare Halloween.

al cinema dal 31 ottobre

Brous Gandin

Road to Halloween “Film-o’-(magic)Lantern”: consigli per la visione (pt.1)

“Grieved, she recounts how, by mischance,

Puir pussy’s forced a’ night to prance

Wi’ fairies, wha in thousands dance

Upon the green,

Or sail wi’ witches over to France

At Hallowe’en“

 

John Mayne,Hallowe’en (1780)

 

“La notte delle streghe” (1978) si avvicina; no, tranquilli, il vostro giugulare è al sicuro, Michael Myers è ancora rinchiuso nel manicomio di Smith’s Grove – almeno fino al prossimo 25 ottobre, quando in Italia uscirà in sala l’ultimo capitolo della saga dedicata ai massacri dell’UomoNero (“Halloween” di David Gordon Green) -, ad appressarsi, invece, è la ricorrenza celtica più diffusa al mondo, Halloween.

Per trascorrere un “Tranquillo weekend di paura” (1972) – visto il lungo “ponte” che si prospetta per la “festa dei morti” -, ecco a voi una breve lista di quattro film dell’orrore – “rigorose” scelte  di gusto (il mio) -, per spaventarsi e divertirsi in compagnia… o da soli, per i più coraggiosi.

Chiudete il libro di Mayne e spaparanzatevi sul divano; affondate una mano nei pop-corn e allo scoccar della mezzanotte – del 31 ottobre s’intende, ovviamente – schiacciate play.
Scary Halloween!

 

Al lettore (im)paziente…

 

Ogni elenco (cinematografico) che si rispetti non può che iniziare con un lungometraggio d’antan, una vecchia pellicola, con cui un recensore ostenta le proprie conoscenze – enciclopediche, senza dubbio. Ahimè, anch’io non posso sottrarmi… “Oh, vanità dell’arte!. Le abitudini (critiche) sono dure a morire, “trappole di cristallo” (1988):  senza accorgercene, siamo già stati catturati.

 

  • The Wicker ManL’uomo di vimini di Robin Hardy, GBR, 1973

 

Tantum religio potuit suadere malorum”

Lucrezio, De rerum natura

 

Un mostro (sacro) del brivido, Christopher Lee – da “Dracula il vampiro” (1958) a “La maschera di Frankenstein” (1957), entrambi diretti da Terence Fisher, “maestranza” gotica al servizio della Hammer Film-, un totem dell’horror, dicevo, per un classico del genere.
Rowan Morrison è scomparsa da una remota isola delle Ebridi. Dalla terra ferma, il sergente Howie si mette sulle tracce della bambina, ma la comunità locale, guidata dall’eccentrico Lord Summerisle (Christopher Lee, appunto), non sembra voler collaborare. Che cosa provoca la loro diffidenza? Potrebbero essere le misteriose usanze pagane del villaggio? Oppure i baccanali orgiastici sulla spiaggia? O è forse il sacrificio programmato per Calendimaggio? Questa volta, però, l’olocausto di un agnello non sarà sufficiente a placare l’ira degli dei, perché solamente il sangue umano potrà benedire l’imminente festa del raccolto.

Qualche granello di polvere – vezzi di un cinema d’altri tempi (l’invadente colonna sonora) – non può offuscare il fascino del film di Robin Hardy. In un paesaggio mozzafiato – gli arcipelaghi scozzesi -, si scontrano due filosofie di vita: il puritanesimo bacchettone della Gran Bretagna anni ’70 e la sensualità sfrenata di una società (segreta) estranea ai costumi dell’epoca – incarnazione sfacciata della liberazione sessuale dei figli dei Beatles e degli Stones. Atmosfere suggestive – tra capanne di pescatori e stornelli triviali -, humour britannico e un finale “incandescente”; una carnevalata alla Ensor – “Skeletons Fighting for The Body of a Hanged Man”(1891) – che mette a confronto cristianesimo e paganesimo celtico, sacrificio rituale – di Rowan, vittima (per nulla) innocente – e martirio per la fede – di Howie, cavaliere di Cristo costretto a subire il supplizio degli antichi Galli -, “dando alle fiamme” le contraddizioni insite in ogni religione.

 

  • The Blair Witch ProjectIl mistero della strega di Blair di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, USA, 1999

 

“The content of this painting is invisible; the character and dimension of the content are to be kept permanently secret, known only to the artist”

 

Mel Ramsden, Secret Painting

 

Secret Painting di Mel Ramsden

Caposaldo del found-footage horror – in grado di stabilirne le regole a quasi vent’anni dalla nascita (“Cannibal Holocaustdi” Ruggero Deodato, 1980). “Progetto” ambizioso e raro esemplare di trans-media storytelling: un immenso apparato paratestuale – dalle interviste a finti detective ai missing poster affissi sulle bacheche del campus universitario frequentato dai tre attori protagonisti -, un vasto corpus extra-diegetico quindi, che, durante la primissima proiezione del film, convertì l’impressione di realtà in illusione collettiva, persuadendo il pubblico in sala della veridicità degli eventi raccontati – il treno dei fratelli Lumiere è di nuovo in stazioneUna geniale trovata di marketing che celebrò il matrimonio tra una minuscola produzione indipendente e gli incassi multimilionari di un blockbuster.

 

Alla ricerca di prove sull’esistenza della strega di Blair, una troupe amatoriale di documentaristi si perde nei boschi del Maryland. Tutto qui, nient’altro.

Una pellicola “cieca” – le sequenze notturne sono illuminate approssimativamente, frammentando la percezione dei fatti -, “ieratica” – nella ripetizione ciclica dell’azione (il vagabondaggio dei
personaggi) -, “ipnotica” –  dove sussurri, pianti e urla compongono una litania sonora che acuisce la tensione. Non solo, come in una “tela nera”, il visibile è annullato, eppure ciò non significa arrendersi all’insensato ma spalancare la porta dell’immaginazione. Così, mentre l’angoscia si autoalimenta, è possibile accorgersi delle somiglianze tra TBWP e il “Secret Painting” di Ramsden (di cui il primo sembra la trasposizione cinematografica). Infatti, l’opera dell’artista britannico – un quadro totalmente nero, affiancato dalle parole riportate nell’esergo- da una parte relega sullo sfondo la figura dello spettatore, ma dall’altra gli conferisce un potere inaudito, quello dell’interpretazione libera, un’attività creatrice il cui unico vincolo è la fantasia

Spente le luci, l’incipit del mockumemnteary ci ricorda che: “Nell’ottobre del 1994 tre studenti videoamatori scomparvero in un bosco nei pressi di Burkittsville, mentre stavano girando un documentario. Un anno dopo fu ritrovato il loro filmato”… bene, «adesso è il vostro turno», pare sfidarci il film, «siete voi gli sceneggiatori, scrivete la storia, inventate il resto: il limite sono i vostri incubi».

 

Alessio Romagnoli

 

Halloween

Halloween 2018: il cult del 1978 torna al cinema… per una notte da paura.

Halloween è un film del 2018 co-scritto e diretto da David Gordon Green.

Si tratta dell’undicesimo capitolo della serie horror dedicata a Halloween.

Tra gli attori principali vi sono Jamie Lee Curtis la quale ha anche detto in una  recente intervista:  “Ho visto il trailer e alcuni spezzoni, ed è terrificante. Sono andati in pieno stile boogeyman e non l’ho mai detto in vita mia ma quando ne parlerò per tutto il resto dell’anno continuerò a dire questo”, e Nick Castle che, a distanza di 40 anni dal primo film, tornano ad interpretare rispettivamente i panni di Laurie Strode e dell’assassino Michael Myers.

Il film è un sequel diretto di Halloween – La notte delle streghe del 1978 e pertanto ignora tutti gli eventi narrati nei sequel successivi al film originale, remake compresi.

40 anni dopo il massacro avvenuto ad Haddonfield la notte di Halloween del 1978, due giornalisti si recano nel manicomio in cui è rinchiuso Michael Myers, catturato grazie all’intervento del Dr. Samuel Loomis, ora morto, e della giovane Laurie Strode, la vittima designata. La coppia cerca di intervistare l’assassino, che però è chiuso in un mutismo volontario. I due quindi si recano da Laure, che sta ancora combattendo contro le crisi di panico che l’affliggono da quella notte e che vive in una sorta di casa-fortezza in attesa del ritorno del suo persecutore, che crede inevitabile. L’intervista si conclude quando i due le offrono dei soldi per rivedere Michael, al che la donna li caccia di casa violentemente e da questo momento si dipana la trama del film con una scia di sangue infinita.

Detto ciò, non si può che acclamare un prodotto di tanto successo per gli appassionati del genere, ma vedere la “famosa” polizia americana che non riesce a catturare un pericoloso assassino nonostante sia stato accoltellato, amputato di tre dita con un fucile sparando a distanza ravvicinata e tanto altro, non le fa  onore rendendola quasi comica, al contrario di tanti altri film dove il colpevole non ha scampo.

Concludendo rimane sempre la domanda …ma servono questi prodotti dove la censura dovrebbe vietarli almeno ai 18 anni, per evitare l’emulazione a persone fragili e ancora adolescenti ???

Al cinema dal 25 Ottobre

Brous Gandin

La Sposa Cadavere

Il tema dell’aldilà e dei morti è sempre stato al centro della filmografia di Tim Burton, si pensi a “Il Mistero di Sleepy Hollow” o a ” Bettlejuice” per tacere di “Nightmare Before Christmas” che produsse nel 1993; così come anche i temi della fabulazione, riguardo alla quale citiamo solo “Bigh Fish” e “La fabbrica di Cioccolato” ma altri ce ne sarebbero e le ambientazioni gotiche (a tal proposito sono emblematici “Batman” e “Edward Mani Di Forbice“), ma è ne “La Sposa Cadavere“, presentata fuori concorso alla 62a Mostra Cinematografica di Venezia, che i tre temi si fondono in una cuspide cinematografica “Burtoniana” che include anche il genere musical, anch’esso già abbondantemente praticato con “Sweeny Todd” e “La Fabbrica di Cioccolato“.

Johny Depp e HElena Bonham Carter sembrano le due versioni dal vivo di Victor e Victoria
Johny Depp e Helena Bonham Carter sembrano le due versioni dal vivo di Victor e Victoria

Si tratta di un’interessante elaborazione laica del lutto che tuttavia non è scevra di una profonda spiritualità. Già dalle prime immagini del film, quando ancora appaiono i titoli di testa in sovrimpressione, s’intuisce che la chiave di tutto è il ciclo della rinascita. Victor, il timido e sensibile protagonista maschile della storia sta difatti disegnando una farfalla, simbolo chiaro di trasmutazione e rinnovamento. C’è una simmetrica inversione tra il mondo dei vivi che è triste, cinico e grigio e quello dei morti che al contrario è colorato, gaudente e passionale. Una divisione che non è solo spirituale ma anche sociale, poiché il mondo dell’aldilà è simbolo delle classi sociali meno abbienti, degli esclusi dal potere, a cui però sembra appartenere la chiave dei sentimenti e quindi , in ultima istanza, della felicità. Nel mondo dei morti è fondante l’influsso e l’elaborazione delle questioni irrisolte. Ciascuno porta i segni della propria storia, come la spada ancora conficcata in corpo del nano, il cranio perennemente spaccato del saggio Gutknecht indizio di una morte violenta ma anche segno di intelletto straripante. Al contrario i vivi seguono l’apparenza esteriore, avulsi da ogni introspezione, impastoiati da riti sterili come la cerimonia nuziale, che come dice la canzone iniziale deve essere perfetta in ogni minimo dettaglio, dal protocollo che prevede lo scambio di visite, dai servitori in livrea, dai biglietti da visita e dal rigore dei titoli e infine dai comportamenti conformi e convenienti allo status di ciascuno. La differenza è sottolineata anche cromaticamente dal direttore della fotografia Pete Kozachik che divide le scene girate nei due mondi caratterizzando l’aldilà con vividi colori e l’al di qua con fredde dominanti grigie e blu.

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E’ infatti un formalismo, ovvero la formula matrimoniale pronunciata correttamente, che lega per sbaglio Victor ad Emily, la sposa cadavere. Mentre è la ricerca e la forza dei sentimenti sinceri che potrà riparare l’errore e questo avviene nel mondo “sotterraneo”, ovvero nel mondo interiore, opposto a quello esteriore o delle forme vuote. Victor, involontario Orfeo, compirà così un percorso opposto al suo omologo salvando la propria amata Victoria dagli inferi dei vivi, prigioniera nel gelido mondo dell’avidità e delle convenzioni. E ci riuscirà grazie al sostegno ed al cuore di Emily che in contraccambio riceverà il dono di risolvere infine la sua tragedia e liberarsi da lacci e lacciuoli che le impedivano di rinascere a nuova vita che come già s’intuiva nella prima sequenza è simboleggiato nel finale da un volo di farfalle. Così Tim Burton chiude un percorso perfettamente circolare, che forse aveva già iniziato con “Beetlejuice“, in cui ci racconta la sua idea di redenzione, ricerca di sé e in fondo di speranza.

Dedicati ad Halloween

Halloween Killer-(Jeff Lieberman 2004)

halloween-killer

Folle commedia horror scritta e diretta da Lieberman, eccentrico film maker newyorkese già autore di un cult assoluto del genere, I carnivori venuti dalla savana. Il suo stile asciutto, essenziale e bilanciatissimo – lo definirei horror punk – rende imperdibile questo film che parte subito alla grande. Se si è ben disposti ci si diverte assai.

Il Seme della Follia – (John Carpenter, 1994)

Il miglior film dell’abile John Carpenter. Quasi impossibile sintetizzare la potenza visionaria, la perfezione horror di questo film in tre righe. Un capolavoro del cinema. Un thriller? Un horror? Un road movie? Definitelo come meglio credete: fa paura, ma non solo. Un’esperienza filmica che merita assolutamente di essere vis(su)ta.

Suspiria – (Dario Argento, 1977)

Uno must di Dario Argento. Un horror dalle sfumature fantastiche e paranormali che divenne fenomeno di culto. Location e scenografie straordinarie, colori fortissimi, ritmo incalzante e la famosa musica dei Goblin a insaporire tutto. Un vero classico dell’orrore.

La notte dei morti viventi-(George A. Romero,1968)

nottemortiviventi

“Ha inaugurato la serie dei ‘morti viventi’ ma l’intensità dell’originale non è più stata raggiunta, anche perché nel film c’è anche ironia e sarcasmo verso il perbenismo e l’efficientismo americano.” DAL LIBRO DI MATHESON, IN ORIGINALE INTITOLATO “I AM LEGEND”, CHE HA ISPIRATO ROMERO PER LA REALIZZAZIONE DEL FILM, E’ STATO TRATTO ANCHE L’OMONIMO FILM CON WILL SMITH NEL 2007.