Nel momento in cui redigo questo scritto, che potrebbe assumere, in un prossimo futuro, le fattezze di un memoriale (benché non elevato a modelli più noti), una parte dell’umanità sta vivendo un periodo molto difficile. Sono tempi cupi e funerei, perché su molte zone del mondo pare si sia adagiata una spessa coltre lugubre, che ha colto di sorpresa molte popolazioni e messo vari paesi del mondo in stato d’allarme. Il Covid-19 (acronimo di CoronaVirusDisease 19) è un virus che colpisce le vie respiratorie, e la sua pericolosità non è tanto per gli effetti, che spesse volte sono a livelli di una semplice influenza, ma per i velocissimi tempi in cui si trasmette, infettando migliaia di persone quotidianamente. Tale rapidissima propagazione, che satura gli ospedali e costringe a misure risolutive le politiche sociali ed economiche, sta scombinando la vita normale a cui le popolazioni si erano abituate. Una delle azioni più drastiche che alcuni stati hanno dovuto adattare, per tamponare la propagazione, è stata quella di mettere in stretta quarantena molte zone, delimitando la libertà personale – per giusti e ovvi motivi – e creando delle zone rosse.
Intorno al Covid-19 sono sorte differenti discussioni, tra cui quella su come si sia generato tale virus. Una larga fetta di opinione pubblica è fermamente convinta che sia un virus creato in laboratorio, da utilizzare come arma chimica per destabilizzare uno o più paesi. Su internet, serbatoio immenso di queste opinioni, girano svariate notizie – alcune divenute anche virali – su tale assunto dai toni evidentemente da complotto. La comunità scientifica, invece, ribadisce che è semplicemente un virus, un poco più “subdolo” dell’influenza comune. Le uniche notizie, per il momento assodate, sono che le prime avvisaglie sono avvenute a Wuhan, città della Cina, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Da quel focolaio, di trasmissione in trasmissione, il virus è arrivato anche in altri paesi del mondo. L’utilizzo di una forzata quarantena (il governo cinese, per vigilare che nessun cittadino di Wuhan uscisse dalla zona, ha utilizzato l’esercito con permesso di sparare a vista) ha fatto costatare che i casi di contagio si sono abbassati.
Anche l’Italia si è trovata obbligata ad adottare la quarantena, essendo i dati numerici degli infetti e dei morti molto tragici. Le città sono cambiate radicalmente, con molti locali chiusi, strade deserte (o semi-deserte) e con molta gente seriamente preoccupata, che esce di casa con mascherina e guanti. Queste scene, a tratti, sembrano desunte da un Day After, da una catastrofe appena passata. Benché la situazione non sia facile, e non si sappia di preciso quando la vita potrà scorrere nuovamente con normalità, questo delicato momento deve essere vissuto senza farsi prendere dal panico. Per la forzata quarantena a cui la popolazione è assoggettata, sono stati dati molti consigli pratici per come passare il tempo rinserrati dentro casa, tra cui leggere e/o guardare pellicole. In ambito letterario, molti si sono riversati a (ri)leggere La peste (1947) di Albert Camus, come se volessero cercare lì delle risposte alla propria salvezza. Oppure, altra opera molto citata è il nostrano Decameron di Giovanni Boccaccio, anche perché vi è descritta una situazione simile di quarantena. Molto più interessante e fecondo, invece, è il versante delle pellicole. Come si è scritto precedentemente, vi è una convinta tesi che il Covid-19 sia frutto di un esperimento sfuggito di mano, e scorrendo i listini cinematografici, si possono trovare una miriade di pellicole che hanno per tema quest’argomento. Su Youtube, altro serbatoio in cui moltissimi internauti – vanesi – inseriscono quello che gli frulla per la testa, sono stati rapidamente caricati – e velocemente cancellati per mancanza di avallo di Copyright – moltissimi film che hanno per tema il virus. Una vera manna per i fermi complottisti, che possono suffragare le loro tesi. In ambito televisivo, al contrario, i palinsesti non si sono prodigati a trasmettere questo tipo di pellicole, sia per semplice rispetto alla tragedia che si sta vivendo e sia per non alimentare le paranoie complottisti. A lato di queste pellicole incentrate su ipotetici virus, c’è anche chi tira in ballo il variegato genere “zombies”, perché i morti viventi si sono generati e moltiplicati per contagio da un virus sconosciuto.
Partendo da ciò, ecco che quest’ultima parte di questo scritto vorrebbe agganciarsi a quei consigli dati per patire meno la quarantena. Seppure il momento storico sia scuro, bisogna anche un poco celiare e restare allegri d’animo, come insegnava Boccaccio, attraverso i personaggi/narratori, nel Decameron. Se i libri e i film possono essere un rimedio, ecco che dal gigantesco cassettone cinematografico è dilettevole recuperare, come puro divertissement, PPZ – Pride and Prejudice and Zombies (2016) di Burr Steers. In poche parole, ecco in un colpo solo letteratura e cinema fusi insieme, oltre alla questione “zona rossa” (la città di Londra è circondata da altissime mura). Tratto dall’omonimo romanzo, pubblicato nel 2009, da Seth Grahame-Smith, poliedrico autore tra cui sceneggiatore di Dark Shadows (2012) di Tim Burton, PPZ è un “folle” e irridente mix di generi. L’idea balzana è quella di inserire nella famosa trama di Pride and Prejudice (1813) di Jane Austen, il disturbante elemento degli zombi romeriani. Quindi, ecco che i compiti e sentimentali (svenevoli?) giovani aristocratici vengono trasformati in valenti guerrieri per proteggere la città e le loro vite. Sceneggiato dallo stesso Steers, PPZ, benché piacevole alla visione, si attesta a un livello sufficiente rimanendo solo un blockbuster usa e getta, perché non riesce cinematograficamente a esaltare questa contaminazione di generi. Sarebbe stato intellettualmente divertente fondere assieme il cinema raffinato di Oliver Parker o Ang Lee (regista della più nota trasposizione del testo della Austen) con quello truculento ed efficacemente politico di George A. Romero. Però, è gustoso vedere le scene in cui l’affascinante Elizabeth Bennet (Lily James), proto-Alice di Resident Evil, combatte contro gli zombie, oppure la scena della dichiarazione d’amore di Mr. Darcy (Sam Riley) a Elizabeth, che si risolve in un pugnace duello. È assodato che le pellicole (o i libri o le canzoni) possono essere ottimi rimedi per sorpassare momenti difficili, e possono dare anche consigli utili, soprattutto se basati su fatti reali. Può sembrare strano, ma PPZ, strambo divertissement, non solo può far trascorrere un allegro momento (sempre che non si sia di gusti troppo intellettuali), ma può anche far comprendere che non bisogna soccombere, e lottare fino alla fine, con spade o senza armamenti.
Roberto Baldassarre
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